martedì 23 ottobre 2012

Una notizia

Il Tribunale dell'Aquila ha condannato i componenti della Commissione Grandi Rischi che si incontrò il 31 marzo 2009 per valutare i rischi legati allo sciame sismico in corso in Abruzzo:

Enzo Boschi - presidente INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia)
Claudio Eva - fisico università di Genova
Bernardo De Bernardinis - vicecapo Protezione Civile, presidente Ispra
Franco Barberi - vicepresidente Commissione Grandi Rischi
Mauro Dolce - protezione Civile
Giulio Selvaggi - responsabile Centro Nazionale Terremoti
Gianmichele Calvi - Eucentre (European center for training and research in earthquake engineering)

a sei anni di reclusione per "non aver allertato", anzi aver "minimizzato" i rischi di un terremoto a L'Aquila.

Esprimere un'opinione è difficile e probabilmente inopportuno: significherebbe ritenersi pari ai giudici che hanno preso la loro decisione dall'alto di un buon numero di anni d'esperienza; tuttavia è impossibile sottrarsi se non altro a una riflessione: ci interroga, noi "scienziati".
Siamo ancora qui: alla rivendicazione della responsabilità dello scienziato nei confronti della società, a domandarci quale sia il suo ruolo, fin dove arrivino le sue competenze, e in quale punto il suo dovere di uomo di scienza sfoci nella coscienza individuale?
Bisogna attendere le motivazioni della sentenza per evitare commenti fuori luogo (per il momento vi allego il Verbale della Commissione Grandi Rischi del 31 marzo 2009), eppure è difficile stare zitti...
Qualunque siano state le motivazioni, ci scuotono. Scuotono l'ingenuità di una classe di persone che probabilmente non si era resa conto di avere tanta responsabilità nei confronti dell'opinione pubblica, ma che soprattutto aveva forse sottovalutato l'impatto che la comunicazione della scienza può avere.
Una condanna a sei anni di reclusione può passare anche dal significato del termine "probabilità".

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HEISENBERG: Un fisico ha il diritto morale di lavorare allo sfruttamento pratico dell'energia atomica?
(Copenaghen, Michael Frayn)

GALILEO: (...) Il peggio è che, tutto quello che scopro, devo gridarlo intorno. Come un amante, come un ubriaco, come un traditore. E' un vizio maledetto, mi trascinerà alla rovina.
(Vita di Galileo, Bertolt Brecht)

HEISENBERG: Intanto tu stavi lasciando la Svezia per Los Alamos.
BOHR: Per interpretare la mia piccola ma utile parte nell'uccisione di centomila persone.
MARGARETHE: Niels, tu non hai fatto niente di male!
BOHR: No?
(Copenaghen)

GALILEO: Scopo della scienza non è tanto quello di aprire una porta all'infinito sapere, quanto quello di porre una barriera all'infinita ignoranza.
(Vita di Galileo)


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